
In preparazione alla proiezione di Hell Bento del 28/11/2019 presso Ikigai Room, conosciamo questo oscuro documentario di ormai 25 anni fa!
“È giusto dissotterrare e portare alla luce del sole le culture underground? Questa è una domanda seria per un pubblico consapevole della sovra-rappresentazione e dei diktat della cultura mainstream e dei suoi ideali. L’essenza stessa di questa cultura non si basa sul suo aspetto oscuro, radicale e controverso? Questo è il motivo per cui la maggior parte dei documentari relativi alla cosiddetta cultura underground spesso fungono da gabinetto delle curiosità o da freak show.
Nel 1995, i fratelli Anna e Adam Broinowski, figli di diplomatici australiani a Tokyo, decisero di intraprendere l’esplorazione delle controculture giapponesi underground, con appena 250.000 $ australiani e la promessa di venderlo alla stazione australiana SBS (Special Broadcasting Service). Un difficile e pernicioso esercizio che ha dato alla luce il documentario Hell Bento. Così come il famigerato film di Tod Browning Freaks (1932), questo documentario della durata di circa un’ora ha raccolto la reputazione di questo perverso capolavoro.
Ci sono due cose contraddittorie nella cultura giapponese: eleganza e brutalità
(proverbio giapponese)
Raccontando le testimonianze di coloro che sono ostinatamente lasciati indietro o considerati devianti o ai margini della società giapponese degli anni ’90, Hell Bento si pone come un vero e proprio caleidoscopio di tutte queste sottoculture. Con pochi mezzi, DIY e modesta messa in scena, i protagonisti sono proprio gli attori di questa cultura polarizzata da una società ancora traumatizzata dal fallimento della seconda guerra mondiale e sofferente di un periodo economico difficile conosciuto come Japan’s Lost Decade.
Hell Bento è segmentato in diverse parti: genere e sessualità (drag queen, HIV, il movimento lesbico, una geisha punk che ha rifiutato le convenzioni), famiglia, arte, velocità (speed dei motociclisti fuorilegge bosozoku, ma anche la speed shabu, quindi anche la droga), denaro (nell’era della bubble economy) e nazione. Il film descrive la comunità LGBTQ, la Yakuza e la mitica banda delle The 5.6.7.8’s (un’incarnazione dell’infatuazione occidentale, poi in Kill Bill di Tarantino). Si concentra anche sulla crisi dei senzatetto, sulla scena musicale punk e noise (Merzbow, The Jet Boys, Guitar Wolf) e persino sull’ondata di pessimismo all’origine di una nuova ondata nazionalista a favore del ritorno del Giappone tradizionale, con i yoku dantai 右翼団体 e i loro sound truck blateranti gaisensha 街宣車. Le interviste e le testimonianze sono tanto toccanti quanto ciniche.
Hell Bento nasce a metà degli anni ’90, in un periodo di intensa creatività nella scena underground giapponese della musica e dell’arte che stava iniziando ad attirare l’attenzione dei media occidentali. Adam e Anna Broinowski hanno dichiarato su un’intervista per Vice, Siamo stati molto fortunati di essere lì in questo momento cruciale in cui questi movimenti che abbiamo catturato erano sotto il radar, ma in procinto di fiorire in superficie.
Il loro approccio di rappresentarsi come stranieri gaijin ignoranti 馬鹿外人 con gli occhi spalancati ha aperto molte porte a molti giapponesi che non ne sarebbero stati altrimenti in grado. Pochi decenni dopo, possiamo solo notare che la cultura giapponese è oggetto di molti feticci e che la Japan Wave (per quanto riguarda anime, moda o cibo) è, o forse ormai è stata, un fenomeno contemporaneo. Il tempo in cui la cultura giapponese era ridotta a un solo prefisso (da J-pop a J-goth a J-hippy, e potrei continuare) è ormai superato. Hell Bento è un buon ricordo di come il Giappone sia sempre stato un terreno fertile di filosofia avanguardista e iconoclasta.”
(Articolo via Savage Thrills)
Hana-chan, la geisha punk di Hell Bento