
Ho incontrato per la prima volta la musica di Naoki Ishida su Myspace nel 2005, o forse nel 2006. L’elettronica minimale, i toni morbidi, le melodie semplici ed essenziali, affascinanti e commoventi field recordings, le interazioni serene ma a volte sinistre tra l’acustica, la natura e il sintetico, mi hanno fatto sentire immediatamente una sintonia con i suoni di Naoki.
Per prima cosa, Myspace ha davvero messo in contatto ascoltato e musicisti emergenti underground ed fu immediatamente molto facile entrare in contatto con lui, nonostante il Giappone, seppur attraverso un semplice indirizzo email, sembrasse al tempo irraggiungibile. Avere un artista che stimavi tra i propri amici dava la sensazione di una vera e propria amicizia; ci si sentiva vicini in qualche modo, si rispondeva a rispettivi commenti e messaggi, e spesso nascevano vere e proprie collaborazioni tra artisti, ed era uno strumento essenziale per allestire concerti e tour.
E’ così che riuscii a coinvolgere Naoki quando la mia band Salomè Lego Playset si recò a Tokyo nel 2008 per suonare una serie di disastrosi concerti (eravamo in pessime condizioni, ma rimangono comunque alcuni dei miei ricordi più belli), grazie a Qurage di Zombie Forever (una magnifica etichetta indie di Tokyo, ora cresciuta a diventata uno stupendo kissa-ten 喫茶店, Nora Coffee), e riuscimmo a condividere il palco e finalmente incontrarlo. Lo ricordo come una persona dolce, e questo si riflette davvero nella sua musica. Nel suo squisito live a Salon de Marbletron di Koenji, Naoki utilizzò una combinazione di suoni digitali e acustici, generati principalmente da una chitarra, e durante la sua performance generava immagini dal vivo, proiettando aloni colorati, con pastelli danzanti come ombre, fra brevi esplosioni di luce, visioni oniriche cromatiche che si adattavano perfettamente alla sua musica. Ho avuto il piacere di rivedere visioni simili durante un “intimo” (nel senso che non l’ha per nulla pubblicizzato) live in streaming durante il lockdown, interamente disponibile qui.

In seguito l’ho coinvolto nella Spettro Records e ho poi pubblicato un suo CD, “Summer Solstice, e ha partecipato inoltre in 3 delle nostre compilation in download gratuito, e con il disco Lineage ha finalmente pubblicato una cassetta anche per Ikigai!
Questo lungo e incerto periodo di isolamento è stata una rara opportunità per entrare in contatto con amici con cui non parlavo da molto tempo, quindi è stata un’occasione per condividere le opere di alcuni degli artisti che ho incontrato nella mia vita e che ammiro di più. Naoki è sicuramente uno di loro.
Spero che questa intervista vi piaccia e che sia un modo per far scoprire a più persone il suo meraviglioso e unico mondo artistico.
(Ikigai) 1 – Ciao Naoki, puoi iniziare raccontandoci qualcosa di te?
(Naoki) Ciao, Nicola.
Qualcosa su di me? Sono nato in Giappone e vissuto in Giappone. Ora sono un musicista e uno sviluppatore di applicazioni.
>Mi interessa anche l’arte oltre alla musica. Soprattutto film e libri.
Ho provato a scrivere un romanzo diverse volte, ma non l’ho mai finito.
Oltre all’arte, mi piace anche la pesca e il sakè.
(I) 2 – Quando hai iniziato a fare musica?
(N) Faccio musica fin da quando ero adolescente, forse dai 18 anni.
Comprai un MTR e presto sono passato al laptop con Protools.
All’inizio mi dedicato più alla produzione di beat, ma mi era abbastanza difficile, quindi ho gradualmente iniziato a tagliare via i beat dalla mia musica.
(I) 3 – Come definiresti la sua musica e arte?
(N) Cutup e collage di paesaggi di periferia.
(I) 4 – Descrivere la tua musica per me è difficile, e non sono un critico musicale, ma solo un ascoltatore. Quello che sento è che la tua musica spesso presenta field recording e toni spontanei, in evoluzioni e fragili, proprio come i colori di una tavolozza che lampeggia davanti a te quando ti svegli. A volte la tua musica suona come un organismo vivente, che germoglia alla vita, lentamente, come fiori che sbocciano. La chitarra e il pianoforte che suoni, sempre con molta delicatezza e attenzione, sembrano congelati in una sorta di capsula senza tempo, come ricordi di un pomeriggio d’estate in cui si suona all’aperto, in un altro mondo lontano. A volte le cose si fanno più oscure, appaiono sinistri accenni di melodie, le cellule diventano polvere e si fanno silenziose o dissonanti.
I toni sembrano digitali eppure naturali, organici, come se si generassero spontaneamente attraverso una sorta di intelligenza artificiale, ma è solo un altro tipo di vita, e allo stesso tempo il pianoforte e la chitarra e i suoni di sottofondo ci tengono legati al tempo e alla terra. Ho avuto sensazioni simili per esempio quando ho ascoltato la musica di Minamo (Keiichi Sugimoto), dove i suoni, sia digitali che acustici, condividono lo stesso spazio con il silenzio, indipendentemente dalla loro natura. Un concetto simile è stato anche studiato nel movimento Onkyo 音響系, con artisti come Taku Sugimoto, Toshimaru Nakamura, Sachiko M e altri (di cui abbiamo già parlato nell’articolo su Yuichiro Fujimoto), ma la loro attenzione si è concentrata soprattutto sull’improvvisazione e sul silenzio estremo, mentre nel tuo lavoro ogni suono è necessario e parte di un tutto, indipendentemente dalla sua natura. Anche i glitch (un altro aspetto che spesso associo a una distintiva scuola di suono “giapponese”, come nel lavoro di Nobukazu Takemura e Susumu Yokota), tutto è parte di un tutto. Sei d’accordo con la definizione o è solo una mia impressione?
(N) Sono d’accordo. In realtà, mi piace la musica onkyo e ho ascoltato spesso questi musicisti.
Penso che ci sia un valore molto giapponese.
(I) 5 – Il tuo concetto di paesaggio sonoro sembra diverso da come lo vedo io, o da come lo vede l’occidente in generale. I tuoi paesaggi sonori hanno un senso di meraviglia e di rilassamento, dove contemplare la natura è un’esperienza positiva e riflessiva, mentre in altri lavori di stampo occidentale, spesso percepisco paesaggi sonori usati solo come rumore di fondo, o qualcosa da superare con il suono artificiale, o da manipolare. Nel tuo, e questo è qualcosa che ho sentito in altri (ma non solo) artisti giapponesi come Fujimoto Yuichiro ad esempio, ma in qualche modo anche in alcuni lavori di Haruka Nakamura e Sawako, i suoni artificiali e field recordings non sono diversi e contrapposti, ma appartengono allo stesso universo, semplicemente accadono, e l’artista, il compositore, sembra quasi rimosso da esso e contempla semplicemente ciò che accade.
Film e gli anime giapponesi, per esempio, tendono a usare il suono e i paesaggi sonori come parte della narrazione. Mi vengono in mente molti esempi di scene in cui non succede praticamente nulla, soltanto il tempo rallenta e vediamo e sentiamo tutto quello che succede nell’ambiente, senza che i personaggi appaiano necessariamente (come le molte scene di Ozu Yasujiro con i treni che passano). Per esempio nei film e anime giapponesi è piuttosto comune sentire il suono delle cicala d’estate, o il passaggio dei treni, la melodia della scuola nel tardo pomeriggio o i suoni delle stazioni ferroviarie, mentre non riesco a pensare a nessun suono distintivo del mio paese, l’Italia, o di altri in Occidente, che sia presente nei film e nella musica. Come ti senti a riguardo?
(N) Credo che il giapponese senta percezioni contrastanti come il suono e la memoria. Altre culture sono diverse.
Quando ascoltiamo il paesaggio sonoro, sentivamo una storia.
Non c’è bisogno di un’ulteriore rappresentazione.
(I) 6 – Il tuo debutto “Tone Redust” è molto diverso da “Summer Solstice” (l’album uscito in CD per Spettro Records), anche se hanno in comune un legame con il tempo e la memoria, uno sguardo distaccato all’orizzonte, una sorta di attesa che qualcosa si sviluppi, un senso di gioia ma allo stesso tempo di disagio. Ascoltarli è come guardare bambini che giocano e cercare di capire esattamente a cosa stanno pensando in quel momento, ma una volta adulti tornare a quella sensazione di spensieratezza, di gioco e di scoperta, è impossibile. Ho anche notato che alcuni brani che hai composto con il tuo frequente collaboratore Ayato dalla Francia, mi sembrano più scuri. I tuoi album seguono concetti diversi o la tua musica è in continua evoluzione? A cosa stai lavorando in questo momento?
N: Cerco di fare musica di vario tipo.
Mi piacciono tanti tipi di musica diversa.
(I) 7 – Come hai conosciuto Ayato? Collaborate spesso insieme, quindi sono curioso di sapere come collaborate e che tipo di connessione avete trovato tra di voi.
N: Ci siamo incontrati su SNS (social media networks). In realtà non abbiamo ci siamo mai incontrati di persona.
Ci inviamo reciprocamente le tracce, aggiungiamo e modifichiamo i suoni.
(I) 8 – Sono rimasto sorpreso quando ho ascoltato i tuoi brani Phantom (Francesco Belfiore + Soulback Remix) e Ghost (Luigi Tozzi Remix), una collaborazione con alcuni produttori di Roma, che hanno una vibrazione molto diversa dal tuo lavoro precedente, molto più vicina qui al minimal dance, una vena IDM che non mi aspettavo. Come è nata questa collaborazione? Quale altra musica italiana conosci?
N: Il remix è stato preparato dall’etichetta.
In realtà non ci conosciamo.
Penso che la musica italiana sia molto visiva, è come una colonna sonora.
Ho le stesse sensazioni su Salomè.
(I) 9 – Ho letto che sei un programmatore di applicazioni. Questo influenza la tua musica, e che tipo di app sviluppi? Ne hai usata qualcuna nelle tue composizioni?
N: Non credo che queste app abbiano reali influenze nel mio lavoro artistico, ma chi può dirlo.
Io sviluppo per un’azienda giapponese. Non posso dire però in dettaglio per quali negozi e aziende lavoro in particolare.
(I) 10 – Pensi di appartenere a una scena musicale o artistica, o che il tuo approccio alla musica abbia qualche caratteristica specifica “giapponese”?
N: Non appartengo a una scena musicale o artistica.
Penso che il mio suono contenga caratteri giapponesi.
Penso che alle persone che amano la mia musica piaccia anche il Giappone.
(I) 11 – Una delle ragioni per cui ti chiedo di una possibile “caratteristica giapponese” del tuo sound è che ultimamente, grazie ad alcuni grandi canali di Youtube, alcuni essenziali e sbalorditivi album sperimentali giapponesi degli anni ’80 e dei primi anni ’90 sono diventati disponibili al grande pubblico dopo decenni di oblio o semplicemente non erano accessibili alla maggior parte delle persone, e sono stati addirittura raccolti in una compilation, “Kankyō Ongaku – Japanese Ambient, Environmental & New Age Music 1980-1990” pubblicata dalla Light in the Attic label. Mi riferisco ad artisti come Hiroshi Yoshimura, Hosono Haruomi, Yoshio Ojima, e la loro musica è poi stata utilizzata nel design di paesaggi sonori, nell’architettura, e persino finanziata da società private come parte integrante di progetti, mobili, degli edifici da loro prodotti. Alcuni di questi materiali sono poi arrivati in Occidente come musica New Age, ma in modo molto diverso e con intenti e aspirazioni molto diverse (la meditazione, la spiritualità, l’attenzione per i suoni dei sintetizzatori, suoni di animali e ambienti esotici…). Eri a conoscenza di questi artisti e come sono visti in Giappone?
N: In realtà, ho conosciuto io stesso questa musica grazie alla recente influenza di Internet.
A parte Hosono, non sono molto conosciuti in Giappone.
Hosono ha gettato le basi della moderna musica popolare giapponese attraverso vari progetti come YMO (Yellow Magic Orchestra, insieme a Ryuichi Sakamoto).
Mi piace “PARAISO“, “Bon Voyage co.“, “TROPICAL DANDY“, quella che si chiama “trilogia tropicale“.
(I) 12 – Chi sono gli artisti (musicisti, scrittori, pittori…) che ti hanno influenzato maggiormente e come sei arrivato a questo stile e suono unico?
N: Quando ho iniziato a fare musica, ho guardato molto i film, quindi penso che l’influenza dei film sia stata molto forte, ad esempio penso a quelli di Aki Kaurismäki, Wim Wenders, Wáng Jiāwèi, mentre per quanto riguarda la musica, Trapist, Radian, David Grubbs. Mi è piaciuta molto la musica dell’etichetta gestita dal critico giapponese Atsushi Sasaki (il suo Tumblr, Sasaki è a capo dell’etichetta HEADZ, responsabile di gruppi di ricerca ora molto conosciti quali Goat, di cui conosciamo qui a Ikigai YPY che si è esibito da noi il 19/7/2019, e Kukangendai).
(I) 13 – Cosa ti ispira oltre alla musica? Per esempio libri,arte, design, luoghi?
N: Luoghi. Mi ispiro all’atmosfera e alla quiete.
(I) 14 – Quale musica ascolti di più adesso?
N: Adesso? Tom Waits, Arca, Seiichi Yamamoto, PETROLZ, OGRE YOU ASSHOLE.
(I) 15 – Puoi suggerirci qualche band giapponese, musicisti, artisti?
N: PETROLZ. Penso che la loro musica interpreti l’R&B, la musica soul e il pop in maniera giapponese.
La loro musica non si trova in streaming né in abbonamento o mp3. È soltanto in CD.
(I) 16 – Con quali artisti ti piacerebbe collaborare?
N: Voglio collaborare con una ballerina.
Mi piacciono le collaborazioni che non riesco a immaginare.
(I) 17 – Mi è piaciuto molto il brano “Kermit“. Chi è che ci canta?
N: Kermit? È la mia voce. Sono io! Grazie!
(I) 18 – Hai pubblicato per lo più su etichette straniere e anche da solo, ma non molto su etichette giapponesi. Hai sempre avuto l’intenzione di raggiungere un pubblico internazionale più ampio?
N: I musicisti come me escono spesso con etichette d’oltreoceano, quindi ci ho provato anch’io.
(I) 19 – Ti esibisci dal vivo? Come sono i tuoi set? Utilizzi sempre anche il video?
N: Ultimamente i live sono diminuiti. Il lavoro da ingegnere è piuttosto intenso. Ma io voglio suonare.
Non uso il video se non nei live.
(I) 20 – Stai pensando (ovviamente quando l’emergenza Covid-19 sarà finita) di venire in Europa e in Italia per esibirti?
N: Certo che voglio venirci!
(I) 21 – Hai pubblicato molta musica nel corso degli anni. Da cosa potrebbe iniziare un ascoltatore?
N: Summer Solstice. Carmmit, PHAE. Sono “smooth”, lievi e dolci, e si possono ascoltare online su Bandcamp.
(I) 22 – Visto che siamo in tempi difficili, posso chiederti come stai affrontando la situazione Covid-19 e come questo ha influenzato il mondo artistico in Giappone? So che lì le live houses (di tutto il mondo e così come Ikigai) e i musicisti stanno attraversando un periodo particolarmente difficile.
N: Anche in Giappone il numero di persone che hanno due o più lavori è in aumento. Io stesso, con la musica e il lavoro di ingegnere.
Non possiamo vivere solo di arte.
Ma credo che dobbiamo pensare in modo positivo. Quale tipo di combinazione, fra lavoro e arte, influenza l’individualità dell’artista.
Il fatto che ci siano sempre meno opportunità di condividere arte è sicuramente una situazione piuttosto critica, ma se c’è anche una minima possibilità, penso che sia necessario andare avanti e provarci.
Grazie Naoki, aspettiamo la tua uscita per Ikigai Room!
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English text
I first met Naoki Ishida’s music on Myspace back in 2005 maybe. The minimal electronics, soft tones, simple and essential melodies, beautiful and moving field recordings, playful yet sometimes somber interactions between acoustics, nature and the synthetic, made me immediately feel a connection.
For one thing, Myspace really brought emerging and underground musicians and listeners together and getting in touch was very easy. Having an artist among your friend list felt like a real friendship, you’d feel close in some way, comments and messages would be responded to, collaborations among artists often arose, and it was an essential tool for setting up concerts and tours.
That’s how I involved Naoki back when my band Salomè Lego Playset came to Tokyo in 2008 to play a series of disastrous concerts (we were in pretty bad shape but those are some of my fondest and most fun memories), thanks to Qurage of Zombie Forever (who now runs exquisite kissa-ten Nora Coffee), and I was finally able to share the stage and finally meet him. I remember him as a sweet person, and that really reflected in his music. He used a combination of digital and acoustic sounds, mainly generated by a guitar, and used live visuals during his performance, screening colourful halos, dancing pastel like shadows, brief explosions of light, chromatic dreamlike visions which fit perfectly with his music.
After that I involved him in Spettro Records and have released a CD by him, “Summer Solstice” and he’s been featured on 3 of our free download compilations and has finally released an album, “Lineage“, on tape for Ikigai Room!
This long and uncertain period of lockdown has been a rare opportunity to get in touch with friends I hadn’t spoken to in a long time, so this was an opportunity to share the works of some of the artists I came across in my life and that I look up to the most. Naoki is definitely one of them.
I hope you’ll enjoy this interview and that it’ll be a way for more people to discover his wonderful unique artistic world.
1 – Hi Naoki, can you start by telling us something about yourself?
Hi, Nicola.
Myself? I was born in Japan and live in Japan. Now I’m a musician and a application developer.
I’m also interested in art other than music. Especially movies and books.
I have tried writing a novel several times, but never finished.
Besides art, I also like fishing and sake.
2 – When did you start making music?
I started making music since my teenage days, maybe 18 years old.
I bought a MTR, soon I changed from MTR to Laptop (Protools).
In the beginning, I used to make beat music. But It’s difficult to me.
I gradually cut away beats from my music.
3 – How would you define your music and art?
Cutup and collage to suburb landscapes.
4 – Describing your music for me is difficult, and I’m not a music critic but just a listener. What I hear and feel is that your music often features field recordings and spontaneous tones, growing and fading, much like the colours on a palette flickering in front of you when you wake up. Sometimes your music feels like a living organism, sprouting to life, slowly, like flowers blooming. The guitar and piano you play, very delicately and carefully, seem frozen in a sort of timeless capsule, like memories of a summer afternoon playing outside in the open, otherworldly. Sometimes things turn dark, sinister hints of melodies appear, the cells turn to dust and grow silent or dissonant.
The tones feel digital yet natural, organic, as if spontaneously generated through some sort of AI, but it’s just another type of life, and at the same time the piano and guitar and background sounds keep us connected with time and earth. I’ve had similar feelings when listening to Minamo’s (Keiichi Sugimoto) music for example, where sounds, whether digital or acoustic, share the same space with silence regardless of their nature. A similar concept was also in the Onkyo movement 音響系, with artists like Taku Sugimoto, Toshimaru Nakamura, Sachiko M and others, but their focus was mostly on improvisation and extreme quiet, while in your work every sound feels necessary and part of a whole, regardless of its nature. Even the glitches (another aspect I often associate with a distinctive “Japanese” school of sound, like in Nobukazu Takemura and Susumu Yokota’s work), everything is part of a whole. Do you agree with the definition or is it just me?
I agree. Actually, I like onkyo music and I have listened to these musicians.
I think it’s a very Japanese value.
5 – Your concept of soundscape feels different from maybe what I see it as, or how the West sees it. Your soundscapes have a sense of wonder and relaxation, contemplating nature is a positive and thoughtful experience, while in other, Western work I guess, I often hear soundscapes just used as background noise, or something to overcome with man-made sound, or to manipulate. In yours, and this is something I felt in some other (but not only) Japanese artists like Fujimoto Yuichiro mostly (of whom Ikigai has recently released a tape and written an article), but in some way also in some of Haruka Nakamura and Sawako’s work, man-made sounds and field recordings make no difference, they belong to the same universe, they just happen, and the artist, the composer, feels almost removed from it and just contemplating what happens.
Japanese films and anime for example tend to use sound and soundscapes as part of the narrative. I can think of many examples of scenes where virtually nothing happens, just time slows down and we see and hear whatever is going on in the environment, without the characters even appearing (like Ozu Yasujiro’s many scenes of trains passing by). For example in Japanese films and anime it’s so common to hear the summer cicada sound, or the trains passing by, the school melody in the late afternoon or the sounds of train stations, while I cannot really think about any distinctive sounds from my country, Italy, or from others in the West, being featured in films and music. How do you feel about it?
I think Japanese feels mixed perceptions such as sound and memory. It’s different from other cultures.
When we listened to soundscape, we feel story.
No extra depiction needed.
6 – Your debut, “Tone Redust”, is very different from “Summer Solstice” (the album on Spettro Records), even if they share a connection with time and memory, a detached stare into the horizon, a sort of waiting for something to develop, a sense of joy but at the same time of uneasiness. Listening to them is like looking at children playing and trying to figure out exactly what they are thinking about in that moment, but once you’re an adult going back to that feeling of carefree and mindful playfulness and sense of discovery feels impossible. I also noticed that some of the tracks you composed with your frequent collaborator, Ayato from France, feel darker. Do your albums have different concepts, or is your music constantly evolving? What are you working on at the moment?
I challenge myself by making various types of music.
I like different types of music.
7 – How did you meet Ayato? You often collaborate together so I am curious to know how do you collaborate and what type of connection you found with each other.
We met on SNS (social media). We have not meat actually.
We send each other tracks, add and edit sounds.
8 – I was surprised when I heard your Phantom (Francesco Belfiore + Soulback Remix) and Ghost (Luigi Tozzi Remix) tracks, a collaboration with some producers from Rome, Italy, which have a very different vibe from your previous work, much closer here to minimal dance, an IDM vein I wasn’t expecting. How did that collaboration come about? What other Italian music do you know?
The remix work was prepared by the label.
Actually we are not acquainted.
I think Italian music is very visual, it’s like a soundtrack.
I have the same feelings on Salomè.
9 – I read that you’re an app engineer. Does that influence your music, and what sort of apps do you develop? Have you used any in your own compositions?
I think these are not influenced myself. But, there are influence surely.
I develop for Japanese Companies. I can not say in detail which, but for example, shops and finance.
10 – Would you say you belong to a musical or artistic scene, or that your approach to music has any specific “Japanese” characteristic?
I don’t belong a musical or artistic scene.
I think my sound contains Japanese characters.
I think that people who like my music also like Japan.
11 – One reason why I ask you about a “Japanese characteristic” to your sound, is that lately, thanks to some great Youtube channels, some essential and stunning Japanese experimental albums from the 80s and early 90s came out to the general public after decades of being forgotten or simply unavailable to most people, and have even been gathered in a compilation, “Kankyō Ongaku – Japanese Ambient, Environmental & New Age Music 1980-1990” released by Light in the Attic label. I’m referring to artists like Hiroshi Yoshimura, Hosono Haruomi, Yoshio Ojima, and their music would be used in soundscape design, architecture, and was even financed by private corporations as integral part of the designs, furniture, buildings they produced. Some of this later came to be known in the West as New Age music, but in a much much different way and with very different intents and aspirations (meditation, spirituality, the focus on synth sounds, exotic animal sounds…). Were you aware of these artists and how are they seen in Japan?
Actually, I was able to know such music because of the recent influence of the Internet.
Except for Hosono, they are not well known in Japan.
Hosono laid the foundation for modern Japanese popular music through various projects such as YMO (Yellow Magic Orchestra).
I like “PARAISO“, “Bon Voyage co.“, “TROPICAL DANDY“, which is called “tropical trilogy“.
12 – Who are the artists (musicians, writers, painters…) who influenced you the most and how have you come to this unique style and sound?
When I started making music, I watched movies a lot, so I think the influence of movies has definitely a part in it, like those of Aki Kaurismäki, Wim Wenders, Wáng Jiāwèi, while in music, Trapist, Radian, David Grubbs. I liked the music on the label run by Japanese critic Atsushi Sasaki (responsible for HEADZ label, releasing influencial contemporary artists and bands such as Kukangendai and Goat, whose member YPY played a great show right here at Ikigai Room on 19/7/2019).
13 – What inspires you other than music? For example books, art, design, places?
Places. I get inspired from atmosphere and quiet.
14 – What music are you listening to the most now?
Now? Tom Waits, Arca, Seiichi Yamamoto, PETROLZ, OGRE YOU ASSHOLE.
15 – Can you suggest us some Japanese bands, musicians, artists?
PETROLZ. I think their music interprets R&B, soul music, and pop in a unique Japanese way.
Their music is not on any streaming subscription service nor mp3. It’s CD only.
16 – What artists would you most like to collaborate with?
I want to collaborate with a dancer.
I like collaborations that I can’t imagine.
17 – I loved the track “Kermit”. Whose beautiful voice is singing in it?
Kermit? It’s my own voice. Thank you!
18 – You’ve released mostly on foreign labels and on your own too, but not much on Japanese labels. Have you always intended to reach a wider international audience?
Musicians like me often release on overseas labels, so I chose that as well.
19 – Do you perform live? What are your sets like? Do you always use video as well?
It’s been decreasing recently. The work of engineers is busy.
But I want to have more gigs.
I don’t use the video except for live shows in clubs (watch this wonderful Facebook streaming show he did during lockdown).
20 – Are you planning (when Covid-19 emergency is over of course) to ever come to Europe and Italy to perform?
Of course I want to go!
21 – You have released a lot of music over the years. What could a listener start with?
Summer Solstice. Carmmit, PHAE.
They are smooth and can be heard online on Bandcamp.
22 – Since we are in difficult times, can I ask you how you’ve dealt with the Covid-19 situation and how that has impacted the artistic world? I know that live houses (much like anywhere and as Ikigai is struggling too) and musicians are having a particularly hard time.
Even in Japan, the number of people who have two or more jobs is increasing. Me too, as I do music and am an engineer, and this is due to financial reasons. We cannot live by art only.
Nevertheless I think that we must think positively. What kinds of combinations affect the individuality of the artist.
It is a critical situation where there are fewer and fewer opportunities to share art.
But even if it these chances are small, I think we must keep on doing art and not give up.
Thank you Naoki! Looking forward to your music on Ikigai Room label!
