
(Proiezione gratuita aperta a tutti in occasione di Ikigai Room Open Day 2019! I posti però sono limitati, si consiglia quindi di arrivare in anticipo!)
“The Great Happiness Space: Tale of an Osaka Love Thief“
Diretto e prodotto da Jake Clennell
UK/Giappone, 2006.
75 minuti.
Proiezione in lingua originale giapponese con sottotitoli in inglese
“The Great Happiness Space: Tale of an Osaka Love Thief” ci porta all’interno dello straordinario mondo sotterraneo della vita notturna giapponese introducendoci all’Host Cafe Rakkyo di Osaka.
Gli abitanti di questo sfavillante demi-monde, giovani ed appariscenti escort di entrambi i sessi, dediti al divertimento più sfrenato, vengono seguiti dal documentarista Jake Clennell, qui alla sua prima opera, con sguardo candido e commosso.
Capeggiato dal carismatico ed enigmatico Issei, l’host numero uno della città, il ホストクラブ Rakkyo offre una nuova chiave di lettura dell’antica tradizione delle geishe.
I “simpatici” ragazzi host fanno ridere bellissime giovani donne, si godono la loro nuova eccitante vita – e pagano profumatamente per il loro piacere. In questa società segreta ed emarginata composta da giovani ricchi, il denaro sembra portare a facile gratificazione. Ma tutti questi players alla moda devono anche pagare per i loro piaceri, e ciò può costare molto di più del semplice denaro.
Issei, appena ventiduenne, ha già alle sue dipendenze uno staff di venti bellissimi ragazzi, ognuno dei quali determinato a diventare l’host numero uno di Osaka.
Durante la loro formazione, i ragazzi imparano a vestirsi, parlare, camminare, e soprattutto, sedurre e illudere giovani ragazze per trasformarle in macchine da soldi alla loro totale dipendenza.
Chi sono gli host?
Chiunque sia stato in Giappone avrà notato la presenza fra le strade di Kabukicho a Tokyo, e Namba e Umeda a Osaka, oppure nella Dotonbori della serie di videogiochi Sega “Yakuza” (e gli intrecci con la malavita non sono casuali), di giovani ragazzi dalle pettinature più stravaganti, capelli ossigenati, gioielli appariscenti e scarpe di pelle a punta, Rolex, camice di seta, la pelle perfetta, unghie curate e uno sguardo spietato mentre battono le strade alla ricerca continua di donne, o meglio, prede, perlopiù mogli di uomini d’affari o prostitute ed escort degli hostess club in cerca di calore umano.
Il primo host club al maschile è stato aperto nel 1966 dal recentemente scomparso Takeshi Aida. Nel 1996 erano registrati soltanto a Tokyo circa 200 host club al maschile, dove una notte di intrattenimento senza amore né sesso può costare dai 500 $ in su, fino a cifre inimmaginabili.
Le hostess che li frequentano si riducono spesso a indebitarsi per continuare a frequentare il club e supportare economicamente il loro host preferito, esperti nel gioco del ricatto emotivo e delle promesse mai mantenute.
Si autoalimenta così un’industria, quella del sesso in Giappone, il mondo fluttuante “fuzoku”, che vale oltre 100 miliardi di dollari, raggiungendo circa il 2/3 % del PIL nazionale, corrispondente a circa tutto il settore agricolo del paese, e che fluttua appunto fra l’illegalità. Un mercato enorme che offre di tutto e riesce a soddisfare la più sommersa e perversa delle fantasie, ma che non offre alcun amore.
Per scoprirne di più, invitiamo alla lettura di questo articolo sul blog di Ikigai.
Vincitore del premio come miglior documentario al festival internazionale di cinema di Edimburgo 2006
Nominato ai British Independent Film Awards 2006