30 maggio la faute des fleurs a portrait of kazuki tomokawa

Giovedì 30 maggio 2019 continua la rassegna di Ikigai dedicate alle sottoculture del Giappone contemporaneo, con la proiezione del documentario La Faute des Fleurs di Vincent Moon (2009), incentrato sul musicista e poeta Tomokawa Kazuki.

Ancora una volta la rassegna Japan’s (Vanishing) Countercultures vede incrociarsi personaggi e interpreti chiave di quella che è stata la cultura dissidente in Giappone, quali Wakamatsu Koji, Nagisa Oshima, oltre alle proteste antinucleari, la musica e il cinema d’avanguardia, il dissenso politico.

Continua dunque il discorso intrapreso con le proiezioni di:

The New God (Atarashii Kamisama, di Yutaka Tsuchiya)

RadioActivists: Protest in Japan since Fukushima

Live from Tokyo (di Lewis Rapkin)

Under the Skin (di Shane O’Sullivan)

Incapacitants: the Movie

Cogliamo l’occasione per scoprire insieme il protagonista del documentario, Tomokawa Kazuki appunto.

Kazuki Tomokawa 友川かずき

Musicista outsider folk, vagabondo, anarchico frequentatore dell’angura (undergroud) e bevitore accanito nei bar di Golden Gai nella Shinjuku degli anni ’70, proveniente dall’altra parte del fiume, quella dei buoni a nulla, della feccia, degli intoccabili.

Cantanti come Neil Young, arruffati, sporchi, scomodi, bluesmen ubriaconi che fanno lavori occasionali, vagano per gli States saltando di treno in treno, raccolgono mozziconi di sigarette e per pochi dollari ti cantano una canzone, o si rifiutano di farlo e diventano violenti. Musica che non sentirete sulla NHK.

Figlio di un’epoca in cui tutto era possibile, anche solo per un istante, cambiare il mondo come distruggerlo, ispirare sogni di rivoluzione con una poesia o un amplificatore a 11, tirare una molotov alla koban della polizia e sentirsi trasportati di migliaia di chilometri in un college americano vestito in puro stile Ivy.

Affine ad altri cantautori avant-folk e poeti come Morio Agata (あがた森魚, 1948, ex hippy e cantautore folk, attore e regista) e Ken Mikami (三上 寛, 1950, bluesman e attore per Shūji Terayama e il suo teatro Tenjō Sajiki). La sua autobiografia, A Life in Folk, è stata recentemente tradotta in inglese e pubblicata dalla Public Bath Press of Nara, Giappone. Suona anche nei Vajra con Keiji Haino e Toshiaki Ishizuka, o quantomeno anagraficamente, Tomokawa rimane artista inclassificabile, vagando senza meta apparente fra cantautorato, ballate urlate dai 10 minuti in su, poesia, pittura e recitazione. Parole fiume che non saranno mai cantate in un karaoke box o per la sigla di apertura di un drama o un’anime. Difficilmente traducibili e digeribili per un pubblico occidentale, impopolari, a volte spiacevoli, canzoni che pochi vogliono ascoltare.

Non si torna più indietro.

Golden Gai è ora meta di turisti armati di Lonely Planet.

Le sommosse politiche, la lotta contro l’ANPO, il patto di cooperazione e sicurezza giapponese-americano, l’avvelenamento di Minamata, le prime lotte ecologiste e anti-nucleari, la violenza settaria, dai futen zoku ai delinquenti di strada danmo zoku. Il cinema dell’ATG, il teatro e la musica d’avanguardia, Mishima Yukio, Zengakuren e Zenkyoto, il Tenjo Saiki, da Shuji Terayama, Nagisa Oshima, Koji Wakamatsu (che volle la sua musica per il film 17 sai no Fukei, dove l’assassino fugge in bicicletta, una passione per Tomokawa), Masao Adachi, J.A. Saezar (più volte arrangiatore per Tomokawa), Tadanori Yokoo, il movimento Fluxus e Yoko Ono, Hi-Red Centre, Toshi Ichiyanagi , Teshigahara Hiroshi, Kaneto Shindo, Imamura Shohei, Matsumoto Toshio, il fumetto gekiga e la rivista Garo, Shigenobu Fusako, Keiji Haino e Lost Aaraaf, Les Rallizes Denudes di cui due membri dirottarono un aereo per la Nord Corea con le Armate Rosse, Kaoru Abe, Haruki Murakami che ancora lavorava all’Old Blind Cat jazz bar per poi aprire il suo Peter Cat, e l’adolescenza dell’altro Murakami, Ryu, descritta in 69 (fra poco alle stampe qui in Italia ).

Tutto finito. Sono passati ormai 50 anni.

Shinjuku era pericolosa e vibrante, come lo fu New York negli anni 70/80 prima della gentrificazione e di Giuliani, sporca e violenta, immensa. Mai così viva.

La Shinjuku è ora celebrata e ricordata dal Japan Times (giornale praticamente di regime), raccontata da manga (in Italia è stato pubblicato Unlucky Young Man, ambientato nel 68 sullo sfondo dei movimenti studenteschi ed ispirato ad un giovane Takeshi Kitano e alla reale e rocambolesca rapina dei 300 milioni di yen (三億円事件 San Oku En Jiken), oggetto di lectures alla Red Bull Music Academy, retrospettive al MOMA, fonte di nostalgia e contrappunto del boom economico degli anni 60 e 80.

Poco ne è sopravvissuto però.

I suoi interpreti, fra i pochi rimasti, hanno superato i 60/70 anni.

Gli opulenti anni 80, la delusione del fallimento dei movimenti studenteschi, la semi-democrazia conservatrice al potere da decenni e un mondo che si è sempre più rinchiuso in sé stesso, nonostante l’ormai passato japan cool internazionale, diventando sempre più autoreferenziale (l’autismo otaku e il tradizionalismo reazionario di tanti, vecchi e non), hanno spazzato via quasi tutto.

È vero che tra la fine degli anni ’80 e dei ’90 si è visto il sorgere di un nuovo cinema, dei primi videogame e dei primi otaku, mettendo in discussioni valori e aspettative di una società sempre più votata al denaro, nuovi autori, musica coraggiosa come il japanoise dal radicalismo sperimentale, nuovi scrittori, nuovi stili e mode, per poi collassare definitivamente con la crisi della bolla economica e ristagnare fino ad oggi.

Fa strano pensare che anche per questi pochi sopravvissuti il tempo sia cambiato. Hanno siti internet e pagine facebook, i loro album sono proposti nelle playlist generate da algoritmi su Youtube, la loro storia è oggetto (appunto) di documentari. Sono su Spotify. I dischi della storica PSF Records (label e negozio di dischi di Tokyo, fondata dal defunto Hideo Ikeezumi, specializzata in psichedelia, folk, improvvisazione e avanguardia underground, esordì nel 1984 con gli High Rise, annoverando artisti quali Ghost, Masayuki Takayanagi, Kaoru Abe e Fushitsusha), vengono ristampati dall’internazionale Black Editions su splendidi e costosi vinili da collezionisti.

PSF records
Il negozio, ora chiuso, di PSF Records e il suo fondatore Hideo Ikeezumi

Le loro voci appartengono quindi soltanto al passato o hanno ancora qualcosa da dire sul presente?

È difficile dirlo. Quella di Tomokawa rimane comunque una voce solitaria nel presente giapponese, nell’epoca dell’Abenomics, del riarmo, nel conformismo che ha fagocitato anche le tante sottoculture giovanili sorte a cavallo degli anni ’90.

Ricordo un minuscolo bar nel quartiere Waseda di Tokyo dal nome Akahata, la bandiera rossa, frequentato da studenti comunisti (in Giappone dichiararsi comunisti non fa sorridere, ma è atto di defezione), anarchici, ubriaconi, qualcuno dei quali abbracciava una chitarra per poi cantare a squarciagola una canzone di cui non ricordavano i versi. È qui che voglio immaginare Tomokawa.

(Per ulteriori informazioni sul rock’n’roll, psichedelia, free folk, avanguardia in Giappone a cavallo fra anni ’60 e ’70, consigliamo l’ottimo Japrocksampler (2007) di Julian Cope, in download gratuito qui!)

 Trailer del documentario di Vincent Moon

Dal sito internet ufficiale del documentario La Faute des Fleurs:

Il filosofo urlante

“Era la metà dell’estate 2008, quando ricevetti una lunga e-mail da un fan giapponese. Sembrava che fossero solo delle belle parole che mi consigliavano di filmare un musicista giapponese, un certo artista folk poco conosciuto dal nome Tomokawa o qualcosa del genere. Mi ci sono voluti altri 4 mesi per rileggere la mail fino alla fine – e scoprire che questo fan mi stava effettivamente invitando in Giappone per fare un film sul suo idolo.

Ci siamo stati per due settimane, nel marzo 2009, e questa esperienza di riprese è stata di gran lunga la più importante della mia vita. Kazuki Tomokawa, questo il suo nome, 59 anni, all’inizio l’idea esatta di un personaggio del cinema proveniente direttamente da un film di yakuza, una chitarra in mano e un urlo in bocca. Ma la macchina da presa ti permette di esplorare di più e ti fa scoprire i molteplici livelli della sua esistenza e della sua fede nella vita, il suo passato di attore per Oshima o Miike, la sua passione per il gioco d’azzardo e per le corse in bicicletta, la sua inarrestabile dipendenza dall’alcol, le sue incredibili capacità di pittore, e il suo passato travagliato con suo figlio, e hai presto la sensazione che ci sia un solo Kazuki Tomokawa. Poiché c’era un solo Rimbaud.

L’altro giorno, mentre lavorava al montaggio de ‘La Faute des Fleurs’, un mio amico stava aiutando a tradurre alcune sequenze. Ad un certo punto, improvvisamente scoppiò in lacrime. Alla domanda su cosa fosse successo, si è rivolto a me e mi ha detto: è il modo in cui parla…. è come una poesia.

Tomokawa, il filosofo urlante.

(di Vincent Moon)

Dalla biografia ufficiale dal sito di Kazuki Tomokawa ufficiale:

“Poeta, cantante, artista, commentatore di gare ciclistiche, saggista, attore, bevitore.

Un artista che incarna miracolosamente il romanticismo del poeta vagabondo, una rarità in un’epoca in cui la nostra stessa libertà significa che abbiamo dimenticato come vivere.

Gioventù e incontro con la poesia di Chuya Nakahara

Nato a Hachiryu-mura (ora ribattezzato Mitane-machi), Akita nel nord del Giappone il 16 febbraio 1950, il vero nome di Tomokawa è Tenji Nozoki. Fu cresciuto dai nonni, circondato dalla natura rigogliosa del fiume Mitane che sfocia nel lago Hachiro. Durante i suoi anni alla scuola media di Ukawa, Tomokawa era uno studente particolarmente scarso e non mostrava alcun interesse per la letteratura. Tuttavia, per caso un giorno in biblioteca si imbatté nella poesia Hone (Bone) del poeta simbolista giapponese Chuya Nakahara, dell’inizio del XX secolo. Questa poesia lo scosse nel profondo, e iniziò a scrivere i suoi versi. Dopo aver lasciato la scuola media, entrò al Liceo Tecnico di Noshiro, una scuola famosa per il suo programma di pallacanestro. Mentre dirigeva la squadra di basket della scuola, iniziò a leggere molto – divorando libri del romanziere decadente Osamu Dazai e del noto critico letterario Hideo Kobayashi. (In seguito ha allenato la squadra per un po’ di tempo, uno dei suoi studenti rappresenterà poi il Giappone ai Giochi Olimpici).

La nascita di Kazuki Tomokawa….. Gli anni ’70

Ispirato da Bob Dylan e altri, i primi anni ’70 in Giappone videro un boom della musica popolare. Tomokawa si trovò coinvolto nel movimento, imparò a suonare la chitarra acustica e cominciò a mettere in musica le sue poesie. Nel 1975 fece il suo tanto atteso debutto discografico, pubblicando l’album Yatto Ichimaime (Finally, The First Album). In questo periodo conobbe i membri del gruppo rock radicale giapponese Zuno Keisatsu. Si trovò particolarmente bene con il percussionista del gruppo, Toshiaki Ishizuka, che sarebbe poi diventato uno dei più importanti collaboratori musicali di Tomokawa. Alla fine degli anni Settanta Tomokawa era molto impegnato con diverse compagnie teatrali, scrivendo canzoni per le loro opere teatrali e persino apparendo sul palco come attore. Questo fu un periodo in cui cercava sempre nuovi spazi in cui esprimere la sua creatività. È anche in questo periodo che si interessò per la prima volta all’arte.

Tomokawa, l’artista

Tomokawa ha tenuto la sua prima mostra personale a Tokyo nel 1985, con il supporto del critico d’arte Yoshie Yoshida. Da allora ha avuto mostre in tutto il Giappone e ha attirato l’attenzione e gli elogi di artisti e opinionisti come lo scrittore outsider Kenji Nakagami e il poeta Yasuki Fukushima.

Passaggio alla PSF Records

Nel 1993, Tomokawa ha diede alle stampe l’album Hanabana no Kashitsu (Fault of Flowers) per la PSF Records, etichetta fino ad allora meglio conosciuta per la musica d’avanguardia e il rock psichedelico. L’album attirò molte lodi dal compositore contemporaneo Shigeaki Saegusa, e improvvisamente Tomokawa vide molti dei suoi album fuori stampa ristampati. Il rapporto tra la PSF Records e Tomokawa continua ancora oggi, producendo un flusso costante di uscite. Uno dei suoi album sotto la PSF è Maboroshi to asobu (Playing with Phantoms, 1994), che ha aperto un nuovo terreno artistico col suo incontro con musicisti di free jazz. In questo periodo, Tomokawa produsse anche una serie di libri – la raccolta di poesie Chi no banso (Earth Accompaniment), un libro illustrato, Aozora (Blue Sky, testo di Wahei Tatematsu, illustrazioni di Tomokawa), e una raccolta di saggi, Tenketsu no kaze (Wind from the Skyhole). Più recentemente Tomokawa è diventato noto come un’autorità sulle corse in bicicletta, lavorando come commentatore al canale televisivo satellitare Speed Channel, e scrivendo una rubrica di corse per un giornale serale. Le corse in bicicletta sono oggi una delle principali ossessioni di Tomokawa.

Colonne sonore cinematografiche e tour oltreoceano

Nel 2004 Tomokawa è apparso nel film Izo del regista di culto Takashi Miike, incentrato sulla figura dell’assassino del XIX secolo Izo Okada, ritraendo scene di carneficine e massacri e viaggi nel tempo. Tomokawa appare come un misterioso cantante che simboleggia i processi mentali del killer, e canta cinque canzoni nel corso del film. Tomokawa ha anche fornito la musica per il film 17 sai no fukei (Cycling Chronicles: Landscapes the Boy Saw) di Koji Wakamatsu del 2005. Da quando è passato alla PSF, Tomokawa ha continuato a pubblicare un album all’anno. La sua reputazione ha cominciato a crescere all’estero, e negli ultimi anni si è esibito in Scozia, Belgio, Svizzera, Francia e anche in Corea nell’autunno del 2009.

Mentre la musica di Tomokawa è stata accolta calorosamente da artisti e appassionati di musica, ciò non significa che sia difficile da capire. Piuttosto è il risultato ironico del suo modo di vivere come artista. Con il passare degli anni, la musica e l’arte di Tomokawa sembrano diventare ancora più belle, sempre più pure, e continueranno sicuramente ad ispirare i suoi ascoltatori con il coraggio di essere se stessi.

Menestrello delirante, osservatore di eventi e coro greco in Izo, Tomokawa chiude con i versi, la gente balla e si protende verso il cielo. Verso il cielo. [ma] Dentro il buio.”

Kazuki Tomokawa”, testo di Nagisa Oshima

“Come mai la regione del Tohoku (nord-est) è consapevole ed è allo stesso tempo illuminata dal fatto che è la culla delle radici dell’anima giapponese? Perché per qualche motivo i giapponesi ne hanno nostalgia; anche se tutti i racconti, per le loro origini, puntano alla regione meridionale o al confine nord-occidentale. Questi poeti, originari del Tohoku, sono alla costante ricerca di comprendere questa nostalgia e sono i suoi messaggeri per noi, diffondendola nelle regioni comunemente note come il centro del Giappone. Tra i miei amici, questi tipi sono limitati a pochissimi, quali Shuji Terayama, Kan Mikami e Hideo Hasebe.

Ora, in generale, una canzone esisterà di pari passo con il suo tempo e viceversa. Anche Jean-Paul Sartre una volta disse che uno scrittore deve abbracciare l’ambiente circostante. Che coloro che esprimono e creano, a un certo punto del tempo, passeranno la notte con la società. In modo imbarazzante, i tre di cui sopra sono andati a letto con la società per scoprire la chiave di quella nostalgia. I poeti del Tohoku si mostrano petulanti e testardi nei confronti della società, ma hanno la tendenza, a volte, a induguiare nella propria gentilezza. Solo Kazuki Tomokawa non ha mai dormito con la società e si è tenuto lontano da tutto questo, sconcertando il resto dell’umanità. Perché non avrebbe mai mostrato un simile sorriso da pecorella, né manierismi spudorati. Non c’è dubbio che l’umanità e la società si vergognerebbero, sconcertata, se venisse fissata con gli enormi occhi di Tomokawa che la interrogano. In realtà, non sono gli occhi, ma più le sue pupille. Come gli alunni di Odilon Redon, lascerebbe chiunque in preda alla vergogna e smarrimento.

Tuttavia, questo non dovrebbe suggerire determinazione perché, semmai, Tomokawa è molto volubile. E’ la sua forza e la sua intelligenza che gli permette di essere libero. Infatti, Kan Mikami è un uomo determinato. Naturalmente, lo stesso vale per Hideo Hasebe. E alla fine, anche Terayama lo era. Dal giorno in cui sarebbe arrivato, con una sciarpa di seta bianca come la neve al collo, agli Obune Studios fino al giorno in cui mi ha parlato a Cannes insinuando che non dovrei accettare nessun film commerciale. Davanti a me, era l’uomo a dir poco più determinato che avrei mai conosciuto.

C’è una certa sincronicità nelle canzoni di Tomokawa. Una che respira con ferocia e una gentilezza inimmaginabile; un’altra che mostra una vita di eterna onestà piena di versi prolificamente delicati. Tuttavia, ci sono momenti in cui non gliene può fregare di meno, né della pittura, né della cucina, né il bere, neanche far un gran baccano sul teatro (recitazione) perché per lui sono tutte importanti e casuali. Non gli interessano le cause e gli effetti dell’amore perché il suo è incondizionato. E’ una canzone e se la canzone avesse la forma di un uomo allora questo sarebbe Tomokawa.

E se ti trafigge il cuore, considerati benedetto. Se i vostri occhi si riempiono di lacrime, considerate voi stessi (uno dei) prescelti. Perché il tuo cuore risponde ad un amore che non chiede nulla in cambio. Egli è disposto a mettersi a nudo a noi rivelandoci che un amore che non chiede nulla in cambio respira ancora dentro di lui.

Ehi, amico mio, non ti vedo da un po’ di tempo, ma come stai? Stai bene come sempre e stai ancora bevendo come un pesce? So che sei fortunato con grandi amici e anche se non è un valore per la popolazione mondiale, è molto più dello standard a cui un uomo potrà mai aspirare.

…mi è appena giunta la notizia, le canzoni di Kazuki Tomokawa saranno pubblicate su CD. E che piacere che sarà.”

(Citato da un testo tratto da A Collection of Masterpieces [the early years], 1989, Nagisa Oshima)

Kazuki Tomokawa biografia:  tradotto da Alan Cummings

Kazuki Tomokawa:  testo di Nagisa Oshima,  tradotto da Naofumi Kuchiba

Recensione di 17-Sai no Fūkei: Shōnen wa Nani o Mita no ka 17歳の風景少年は何を見たのか ( Cycling Chronicles: Landscapes the Boy Saw, 2004, di Wakamatsu Koji, con musiche di Tomokawa Kazuki ), tratta dal libro “Wakamatsu Koji, Il Piacere della Distruzione” di Boari Nicola (in download gratuito qui):

“Ancora una volta, Wakamatsu parte da una storia vera: quella dell’omicidio da parte di un giovane introverso di Narayama, della propria madre, battuta a morte con una mazza da baseball, e della sua fuga in bicicletta per tutto il Giappone, terminata ad Akita, nell’estremo nord. 

Il regista ha realizzato le riprese in 16 giorni, gli stessi della fuga del ragazzo: un lungo viaggio, compiuto in solitudine, attraversando cieli ed orizzonti sterminati e disabitati. Un viaggio non d’espiazione però, ma di recupero, di una memoria, la stessa che la gioventù odierna ha perduto: questa è la lettura che ne fornisce l’autore. 

Durante il viaggio il giovane incontra infatti diversi personaggi: un gruppo di operai, un vecchio reduce di guerra senza casa che dorme in una stazione, una donna anziana ( ex prostituta coreana delle forze d’occupazione giapponesi ) e sola che lo accoglie in casa: dai racconti di questi, il ragazzo apprende di una storia oramai rimossa, resa invisibile dalla consunzione del tempo e dal silenzio del Potere. 

Una storia completamente diversa, eppure così simile alla propria, in quanto tutte scaturite nella solitudine, nella disperazione, nell’esclusione ed emarginazione del diverso, del non-compreso, del debole. 

A Matteo Boscarol, Wakamatsu spiega: “Ho immaginato filmicamente il ragazzo ogni giorno nella sua camera, nelle scale, dovunque con la madre che lo schiaccia: “Non fare questo, non fare quello! Fai questo! Fai quello!” Quindi nasce la rabbia, la violenza. Del resto proprio in quella occasione chiesi alla mia troupe: “Non vi piacerebbe uccidere Bush?” e tutti, “Sì, certo”, ma non si può. “Vi piacerebbe uccidere Koizumi?” “Sì, certo!”, ma non si può! E dopo i potenti e i politici chi viene? Il padre, certamente. Ma anche lui è troppo forte, non lo si può uccidere! Così, gradualmente, si arriva ai più deboli, ai bambini, agli animali. E’ un fenomeno sociale tipico del nostro tempo quello della violenza dei giovani che ha delle radici profonde. Una volte non succedevano questo tipo di omicidi, un tempo i genitori ammazzavano i bambini, li si metteva in ceste di vimini e li si buttava nel fiume perché non c’erano abbastanza soldi per sfamare tutti”. 

Trovare una motivazione logica all’atto del giovane rimane impossibile, eppure il suo è un crimine non unico nel Giappone contemporaneo: le famiglie si sfaldano, i ragazzi non comunicano più con nessuno, la società pretende troppo e nulla da loro. Due mondi si allontanano, ed il più giovane dei due è un universo senza cuore e senza corpo, costituito da una moltitudine di intenti e confusioni che nessuno tenta neppure di comprendere, di mettere insieme. E’ sempre quel senso di comunione, di “pieno”, che manca: è lo stesso senso che ha mosso le masse nella storia, dirigendole verso la vita e verso la morte, per un ritorno ad uno statuto di umanità totale, coeso, in cui la comunicazione possa essere semplice ed immediata, i cuori unirsi e comprendersi sinceramente. E’ sempre la stessa metafora del grembo della madre, qui flagellato e negato: il ritorno alla pace, al “tutto”, reso impossibile dalle mistificazioni del presente, scatenato dal dolore della perdita e dal senso di impotenza a compiersi in ultimo, che si riversa e colpisce su di sé, negandosi definitivamente. 

Le immagini della madre, sorridente, amorosa, si accavallano al paesaggio che il giovane attraversa: più che il senso il colpa, è un senso di disfatta che predomina nel giovane, e la fuga, votata al nulla in quanto non ha mai sentito la possibilità effettiva di uscirne illeso, è appunto necessaria in quanto si fa processo di riappropriazione della realtà, di quella ricerca impossibile di benessere e umanità troppo presto negata. 

La maggioranza delle scene sono costituite dalla visione del paesaggio attraverso il viaggio in bicicletta: cieli tersi, dune innevate, sentieri rocciosi, case abbandonate e spiagge silenziose. Strade tortuose ed illimitate, il vacillante ronzio del meccanismo motorio della bici, il respiro affannato ma regolare del ragazzo, la condensa del suo fiato in un clima rigido ed impietoso. Nonostante il movimento continuo, il film procede staticamente, non progredisce, non raggiunge alcun climax, se non negli ultimi istanti: la bicicletta non regge più e si frantuma, il giovane la porta in spalla come una croce, e sale per un arido promontorio, con estrema fatica e senso di necessità. Da quella vetta scaglia la bici nel nulla, che si infrange contro le rocce e rimbalza lentamente sempre più in basso. Il ragazzo ne fissa la caduta, e da questo punto la sua fuga è finita, non c’è più alcun posto dove nascondersi, nessuna meta da raggiungere: è questa la fine definitiva, il suo crimine non ha più bisogno d’essere celato.”

Infine, alcuni brani di Tomokawa, con traduzione dei testi (a cura di Norbert Preining).

Buon ascolto!

Within the Country of Falling Cherry Blossoms (友川かずき・桜の国の散る中を)

(子)

とがった闇に中で

へその緒を引っ張っているのは誰ですか

もうすぐ雪が降りますよ

雪が降って雪が降ってあたり一面真っ白ですよ。

さー、沢山の死を集めてお祈りしましょう。

生も死もひとつのブランコの分岐点において

ゆらゆらそのゆれをほほえんで見ているしかないのですね。

桜の国の散る中を生まれたばかりの無垢たちが

息をはずませて駆けてくる

(children)

Over there in that sharp darkness

pulling an umbilical cord, who is he?

Very soon snow will fall and fall and fall, and all around will be completely white.

Let us collect many death and pray,

life and death both meet on a single swing,

this slowly swinging back and forth we have to watch smilingly.

Within the country of falling cherry blossoms recently born immaculate ones

come running with racing breath

(男)

何ぼ喋ても

判らねものは判らねぇ

うたい潰しても潰れねものは

潰れねぇ

死にもの狂いで走って行った日に

口を明けて見ていたのは

あの空だ チキショウ!

(man)

whatever they are talking

I don’t understand, don’t understand

the murmuring, if I smash it, it still doesn’t stop

doesn’t stop

On a day that in deathlike confusion raced away

the open mouth staring up [at me]

What a void. Beast!

(子)

あわてて舞うのはどこの方

ザブンザブンと唸るのは

母なる海のざれる音

(children)

The confused dancing one, who is he

this groaning and moaning

amused sounds of Mother Sea

(男)

青天井の下でこんにちはばっかりを繰り返していると狂人になるでょ

逃げまどう町にて犬の魂のように澄みきっているのは

ありゃ孤独だ

(man)

Under the blue sky repeating that much “hello” means becoming a madman

getting clear and serene, like the soul of a dog running to escape in a town

aah, what loneliness

(子)

桜の国の散る中で死人の口がうたうたう

天国と地獄はよく似てる

(children)

In the land of falling cherry blossoms the mouths of corpses sing and sing

heaven and hell often resemble each other

(男)

それこそ妙な気分で夕焼ける東京タウアーを見ていたその時春

残念とまでは行かないが河のように血管を流れるのは

ああ波打つ叫びの霊

(man)

When – with this strange feeling – I saw the Tokyo Tower in burning sunset it was [my?] spring [prime?].

Not going as far as saying it is bad luck that my veins are streaming like rivers

aaa the spirits of fast beating screams

(子)

今しがた雪の降るように幾多の魂が目を覚ました。

怒りの日々の鮮やかさ

(children)

A moment ago a huge number of souls have awaken longing for falling snow.

Brilliant are those days of rage

(男)

雲の浮ついた行き先と気にしながら歩く覚悟の寂寥が今揃って火を噴く

足跡のない雲道を黒馬の群れが突き進んでゆくで

(man)

Restless, like the way of the clouds, caring for nothing, wandering in the loneliness of resignation, everything is spewing fire

leaving no footprints a flock of black horses plunge forward on the cloud way.

(子)

耳鳴り止まぬ真昼時

黄泉の国の狂いうた

知らぬは御身の成すところ

(children)

The ringing in the ears does not stop in broad daylight

crazy songs from the realm of the dead

the unknown formation of bodies [???]

(男)

あの時もあの時もあの時も

あの時も吹雪が吹いでいたで

吹いで来い吹いで来い

俺の中さ吹雪よ吹いで来い

(man)

At that time at that time at that time

at that time snow storms were blowing

come and blow, come and blow, come and blow,

right within me, come and blow snow storm!

(子)

夜は夜とてこの夜は

心配いりません私達

散る花の除

果てるらん

(children)

This evening, on this evening

worries are not necessary,

stop the falling of the blossoms

end of the orchids

(男)

泣いてごまかすのかや

笑ってごまかすのかや

そのまま黙ってごまかすのかや

告白のような海初恋のような空

他人のような山

(man)

crying is cheating,

laughing is cheating,

just remaining silent is cheating,

the sea appears like a confession, the sky like first love,

the mountains like someone else

(子)

桜の国の散る中の

桜の国の散る中の

。。。

(children)

In the land of the falling cherry blossoms

In the land of the falling cherry blossoms

(男)

三種の川にルルレンレン

白い雪が降るランラン

ハ郎潟にルルレンレン

白い雪が降るランラン

寒風山にルルレンレン

白い雪が降るランラン

。。。

そりゃ海であっても山であってもいい

駆け込んで行ってあやまりたいと思う時がある

(man)

Running around the Mitane river

white snow is falling,

running around the Hachiro-lake

white snow is falling,

running around Mount Kanpu

white snow is falling,

fine it would be meeting at the sea, at the mountains

At times I think I want to hurry to apologize.

友川カズキ – 23才の抵抗

風にとび込まれるよりは

風の中へとび込んでやりたい

過去に追われるよりは

未来を逃げ廻ってやりたい

勇気をさしのべられるよりは

沈黙の友情に感謝してやりたい

くだり坂を走っていくよりは

登り坂をゆっくり歩いてゆきたい

時間に動かされるよりは

時間を自分で生んでやりたい

うすい望みが希望で

絶えて望みが絶望で

人と間が人間だ

時の間が時間だ

思う想うが思想で

空しい虚しいが空虚で

沈んで黙るが沈黙だ

これが今です

Instead of plunged around by the wind

I want to plunge right into the wind

Instead of being chased by the past

I want to avoid the future

Instead of reaching out for bravery

In silence I want to thank for friendship

Instead of running downhill

I want to slowly climb a hill

Instead of being moved by the time

I want myself make up the time

Faint hope is wishing

Ended hope is despair

Man to stretch is human

Moment and stretch is time

Think – Imagine is idea

vacant – futile is emptiness

depressed and silent – taciturnity

This is the Now

この人を殺すよりは

あの為喜の首締めてやりたい

嘘をついてやるよりは

真実をつきつけてやりたい

偉いふりをみせるよりは

馬鹿さ加減を叫んでやりたい

世に流されるよりは

世を流して世を流してやりたい

うたを唄っているよりは

詩を黙って眺めていたい

人を殺せば殺人で

愛した人が愛人で

とらわれ人が囚人だ

理想の人が仙人だ

すぐれた人が達人で

平和をくれたら恩人で

超えてる人が超人だ

何でも出来たら才人だ

これが今です

Instead of killing this man

I want to grasp the neck of happiness

Instead of uttering a lie

I want to thrust at truth

Instead of showing the face of excellence

I want to cry out the extend of stupidity

Instead of being washed into the world

I want to wash away the world

Instead of singing a song

I want to watch a poem in silence

one who is murdering – a killer

one who is beloved – a partner

one who is captured – a prisoner

one who is ideal – immortal hermit

one who excels – a master

one who gave piece – a benefactor

one who has exceeded – Übermensch

one who can do everything

Tomokawa Kazuki – Circus

サーカス
幾時代かがありまして
茶色い戦争ありました
幾時代かがありまして
茶色い戦争ありました

サーカス屋は高い梁
そこに一つのブランコだ
サーカス屋は高い梁
見えるともないブランコだ

頭倒(さか)さに手を垂(た)れて
汚れ木綿の屋根のもと
ゆあーん ゆよーん ゆやゆよん
ゆあーん ゆよーん ゆやゆよん

それの近くの白い灯が
安いリボンと息を吐き
観客様は皆鰯(イワシ)
咽喉(のんど)が鳴ります牡蠣(かき)殻(がら)と

屋外は真っ闇(くら) 闇(くら)の闇(くら)
夜は刧々(こうこう)更(ふ)けまする
落下傘奴のノスタルヂアと
ゆあーん ゆよーん ゆやゆよん

幾時代かがありまして
今夜此処(ここ)での一と殷盛り(ひとさかり)
幾時代かがありまして
冬は疾風吹きました

There have been however many eras

And there has been brown war

There have been however many eras

And there has been brown war

From the circus tent’s lofty beam
a single trapeze swings

From the circus tent’s lofty beam

A barely visible trapeze swings

Hanging from his arms, head upside down

Beneath the dirty cotton canopy

Yuahhn Yuyohhn Yuyayuyon

Yuahhn Yuyohhn Yuyayuyon

A white lamp burning nearby

Exhales its breath of cheap ribbons

The spectators, all of them like sardines,
their throats rattling like the remains of an oyster

Darkness beyond the tent the darkest dark

The evening stretches on endlessly late

Nostalgia (within?) of (having/being in?) this little parachute

Yuahhn Yuyohhn Yuyayuyon

There have been however many eras

But tonight, here, a fleeting richness

There have been however many eras

And in the winter gales have blown

友川かずき : Ikiterutte Ittemiro

A filthy, sodden towel tied

Around your waist, dawdling home

It’s not like you’re dead yet

Pausing in front of your own house

Summoning the courage to open the door

It’s not like it’s hell inside

Go on, try saying you’re alive

Go on, try saying you’re alive

Go on, try saying you’re alive

Loneliness, kindness, and suffering

The painful melodrama of this world…

It’s not like it’s a slaughterhouse

Hippies, street kids, beggar kids

Dabbling in the ecstasy of grief

It’s not like you’re a cripple

Go on, try saying you’re alive

Go on, try saying you’re alive

Go on, try saying you’re alive

Dreams and reality dangling

Tears and loneliness your companions

It’s not like you’re a voiceless doll

With your long hair and your affected cool

Where’s the depth of your roots?

It’s not like it’s a tombstone

Go on, try saying you’re alive

Go on, try saying you’re alive

Go on, try saying you’re alive

Kazuki Tomokawa in Izo di Takashi Miike
Kazuki Tomokawa in Izo di Takashi Miike

Links:

Discografia ragionata di Tomokawa